In questi giorni critici per il nostro Paese, torniamo a porre l’attenzione su questioni che non arrivano immediatamente all’opinione pubblica e soprattutto che non trovano risposte dalla politica. Nel nostro Paese ogni anno si registrano circa 3000 (numero costante negli ultimi anni) nuove diagnosi di sieropositività all’HIV (circa 150 mila in Europa) che rappresentano solo però il dato emerso, nel nostro Paese sono circa 140 mila le persone sieropositive a cui va aggiunto circa il 20% di “inconsapevoli, ovvero di persone che pur avendo contratto l’infezione non ne sono consapevoli. L’età media delle persone che nel 2018 hanno scoperto di essere sieropositive è di 39 anni, con l’incidenza più alta tra i 20 ed i 29 anni.
Quindi in un mese o due, il periodo che si stima, nella migliore delle ipotesi, essere critico per l’epidemia di coronavirus, dalle 250 alle 500 persone, in condizioni di normale stress per il nostro sistema sanitario, avrebbero ricevuto una diagnosi di sieropositività all’HIV (HIV+). Se si prende in considerazione inoltre il fatto che circa 60% circa delle nuove diagnosi risulta essere tardiva, ovvero che in molti scoprono di essere HIV+ a sistema immunitario compromesso o parzialmente tale, questo ci induce a pensare che centinaia di persone, con una età media al di sotto dei 40 anni, rischiano di essere di fatto, per una immunodepressione causata dal virus dell’HIV, soggetti ad importanti rischi su una possibile infezione da coronavirus.
A queste considerazioni aggiungiamo quella che in questo momento le persone si avvicinano con difficoltà al sistema sanitario e agli ospedali, proprio giustamente per la paura coronavirus, e che le strutture pubbliche che normalmente effettuano i test si trovano in stato di grossa sofferenza. Pertanto siamo preoccupati che centinaia di persone non effettuino il test, decisivo per una diagnosi precoce (e fondamentale per interrompere possibili catene di nuovi contagi) e che potrebbero inoltre avere seri problemi da una possibile co-infezione da coronavirus/HIV. Pertanto chiediamo che l’ordine dei farmacisti, il Governo e le Regioni si adoperino affinché:
- Tutte le farmacie d’Italia siano munite degli auto-test HIV di quarta generazione (sono poche quelle che hanno disponibilità)o almeno di indicare una farmacia per comune dove poter reperire il test;
- Che l’auto-test sia venduto a prezzi calmierati, se non addirittura gratuito per giovani e soggetti in difficoltà economica.
Inoltre invitiamo tutte le persone che sanno di aver avuto un rapporto a sessuale a rischio negli ultimi mesi all’autosomministrazione del test HIV disponibile in farmacia e attraverso i nostri numeri whatsapp forniamo assistenza tecnica e psicologica per aiutare le persone all’autosomministrazione del suddetto Test.
Numeri WHATSAPP attivi per info e supporto:
+39 328 948 9194
+39 392 246 8663
Oppure scrivere a salute@arcigaynapoli.org e per assistenza psicologica a psicologo@arcigaynapoli.org