Antinoo Arcigay Napoli chiede che sia fatta luce, quanto prima, sulla drammatica vicenda che coinvolge Gennaro Giordano, il 39enne morto suicida un anno fa che – stando a quanto riportato dall’Ansa – nelle cinque lettere lasciate alla famiglia, affinché comprendesse il malessere che lo spingeva al gesto estremo, avrebbe fatto esplicito riferimento ad una situazione di mobbing subita sul posto di lavoro a causa della propria omosessualità.
La nostra associazione, attraverso i propri legali, messi a disposizione gratuitamente, sin dai primi momenti di questa dolorosa vicenda, segue la famiglia, come sembrerebbe da esplicita volontà dello stesso Gennaro.
La Procura di Torre Annunziata, cittadina in cui il Giordano lavorava, è già al lavoro da tempo per fare luce sull’accaduto in seguito alle sollecitazioni della famiglia che, ritrovate le lettere, sarebbe convinta che Gennaro sia stato indotto al suicidio. Siamo certi che la Giustizia saprà dare risposte chiare e soprattutto veloci per alleviare, seppur parzialmente, il dolore e l’angoscia dei familiari.
Nelle lettere Giordano, che ha parole dolcissime per la sua famiglia, racconta la propria prostrazione emotiva e soprattutto, sempre secondo quanto riportato dalla stampa, lancerebbe accuse pesanti verso altri colleghi da cui si sarebbe sentito perseguitato e non riconosciuto.
Ci duole però segnalare che purtroppo l’azienda dove lavorava Gennaro ad oggi non ha voluto accettare alcun incontro di dialogo e confronto con la nostra associazione. Continueremo a lavorare perché vi sia giustizia e verità.