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Il 26 ottobre 2005 mi sono laureata in sociologia con una tesi di laurea che ha avuto come oggetto di studio il rapporto tra le nuove generazioni e l’omosessualità. In particolare la ricerca è stata svolta a Napoli e i soggetti intervistati sono stati ragazzi tra i 17 e i 19 anni che frequentano l’ultimo anno della scuola media superiore.
Premetto che dal momento che la ricerca è stata svolta per la tesi di laurea il campione analizzato non è molto vasto, quindi, i dati ottenuti non possono essere generalizzati all’intera popolazione giovanile napoletana.
Come ho precedentemente detto, quindi, lo scopo della ricerca era analizzare il rapporto tra i giovani napoletani e l’omosessualità, in particolare indagando gli atteggiamenti dei giovani verso l’omosessualità e le variabili che maggiormente influenzano tali atteggiamenti; la rappresentazione sociale che i giovani hanno dell’omosessualità; l’esistenza di relazioni amicali con omosessuali nella città dei giovani intervistati.
Lo strumento di rilevazione utilizzato è stato un questionario con domande chiuse a risposta multipla, domande aperte e due scale Likert una che ha rilevato la tolleranza dei giovani verso gli omosessuali e un’altra che ha rilevato il grado di accettazione dei giovani verso la tutela giuridica degli omosessuali.
Tale questionario è stato somministrato a 94 giovani. Di questi il 26,6% frequenta il liceo scientifico, il 31,9% il liceo classico e il 41,5% l’istituto tecnico commerciale.
La maggior parte dei soggetti intervistati è diciottenne, residente a Napoli e vive in famiglie nucleari di elevato livello socio-economico (53,5%) e di elevato background culturale (83,7%).
Da tale indagine è emerso che la maggior parte dei giovani considera la condizione omosessuale come normale (82,1%). Gli intervistati, inoltre, hanno un’elevata accettazione sia dell’omosessualità maschile sia di quella femminile (il 62,5% accetta l’omosessualità maschile e il 69,8% quella femminile) e la maggior parte di essi è molto favorevole alla promulgazione di una legge antidiscriminatoria che punisca coloro che discriminano gli omosessuali (64,1%). Inoltre sono molti i giovani che hanno stabilito relazioni di amicizia con persone omosessuali. È emerso, infatti, che quasi metà del campione frequenta persone omosessuali(il 20% frequenta una persona omosessuale e il 21,3% frequenta più persone omosessuali).
Nonostante questi dati evidenziano sicuramente una maggiore apertura dei giovani verso l’omosessualità non posso affermare che i giovani intervistati accettano a pieno la diversità sessuale, infatti, la maggior parte degli intervistati ritiene che gli omosessuali non si conformano ai ruoli di genere (59,1%) e vede gli omosessuali secondo stereotipi relativi ad alcune caratteristiche della personalità omosessuale(53,3%). Inoltre, meno della metà dei giovani è favorevole ad una legge che consenta agli omosessuali di sposarsi( 44,6%) e solo il 30% di loro è favorevole ad una legge che consenta agli omosessuali di adottare dei figli.
È emerso quindi in sintesi che anche se i giovani sono sicuramente più aperti verso l’omosessualità rispetto alle generazioni che le hanno precedute non mostrano comunque una piena accettazione verso la diversità sessuale.
Inoltre, in tale ricerca è emerso che variabili come il sesso, il tipo di scuola frequentata, la residenza e la frequentazione di persone omosessuali influenzano gli atteggiamenti dei giovani verso l’omosessualità.
Dall’incrocio, infatti, tra le suddette variabili e il punteggio della scala che ha rilevato la tolleranza degli intervistati verso gli omosessuali è emerso che le variabili che maggiormente influenzano quest’ultima sono il sesso, il tipo di scuola frequentata e la residenza.
È , infatti, emerso che i giovani che frequentano i licei sono più tolleranti di quelli che frequentano l’istituto tecnico commerciale, (il 63,6% dei giovani che frequenta il liceo classico è molto tollerante verso gli omosessuali contro un 33,3% dei giovani che frequentano il liceo scientifico e un 27,8% dei giovani che frequentano l’istituto tecnico commerciale) che le donne sono molto più tolleranti degli uomini,( infatti, il 45,2% delle donne si mostra molto tollerante verso gli omosessuali contro un 23,1% degli uomini) e che i residenti a Napoli sono molto più tolleranti dei residenti in provincia emerge, infatti, che il 40, 5% dei residenti a Napoli è molto tollerante verso gli omosessuali contro un solo 20,0% dei giovani residenti in provincia di Napoli.
Per quanto riguarda, invece, il grado di accettazione dei giovani rispetto alla tutela giuridica degli omosessuali è emerso che le variabili che maggiormente la influenzano sono il tipo di scuola frequentata e il sesso.
Abbiamo, infatti, che i giovani che frequentano i licei sono più favorevoli alla tutela giuridica degli omosessuali dei giovani che frequentano l’istituto tecnico commerciale (60,0% liceo classico, 53,8% liceo scientifico, 50,0% istituto tecnico commerciale) e che le donne sono molto più favorevoli degli uomini. (57,4% donne molto favorevole, 48,4% degli uomini).
In sintesi emerge, quindi, che i soggetti che mostrano una minor apertura e tolleranza verso gli omosessuali sono i maschi, i residenti in provincia di Napoli e i giovani che frequentano l’istituto tecnico commerciale.
Sarebbe, quindi, a mio avviso opportuno per ridurre l’omofobia nei piccoli comuni in provincia di Napoli sia avviare in queste zone ricerche su campioni più vasti che possono dare una visione più chiara del livello e della diffusione dell’omofobia in tali zone, sia per ridurre l’omofobia avviare nelle scuole progetti di sensibilizzazione sulle tematiche di orientamento sessuale magari dando vita a corsi di informazione e sensibilizzazione al rispetto delle identità sessuali rivolti sia agli studenti, sia agli insegnanti dal momento che ci sono stati casi, come nella ricerca svolta da C. Saraceno, in cui gli stessi insegnanti hanno manifestato atteggiamenti discriminatori verso gli alunni omosessuali.
Nella ricerca svolta da C. Saraceno nel 2003,infatti, il 5% degli uomini e il 2% delle donne ha dichiarato di essere stato deriso o escluso dagli insegnanti.
Personalmente ritengo che il progetto attuato dall’Arcigay a livello nazionale che prevedeva corsi di formazione per gli insegnanti (in cui i temi principalmente attuati sono stati: la definizione di linee guida per la prevenzione e la riduzione delle prepotenze verbali e fisiche verso le minoranze sessuali; l’integrazione di curriculum scolastici attraverso l’inclusione delle tematiche omosessuali nelle scienze, nella storia, nella letteratura, nel diritto e nell’educazione civica;l’erogazioni di informazioni e la facilitazione del dibattito attraverso la programmazione di rassegne di film, video educativi o la presenza di membri delle associazioni gay o di esperti in merito), sia stato un ottimo progetto e andrebbe attuato a mio avviso in tutte le scuole medie superiori e inferiori di Napoli e della provincia.
In tale indagine, però, non solo è emerso che i giovani maschi, i residenti in provincia di Napoli e quelli che frequentano l’istituto tecnico hanno un atteggiamento piuttosto negativo verso la diversità sessuale, ma è anche emerso che metà dei giovani ha una rappresentazione sociale negativa dell’omosessualità.
Le rappresentazioni sociali che i giovani hanno dell’omosessualità sono state analizzate mediante la tecnica delle associazioni libere, ovvero è stato chiesto ai giovani di riportare i primi cinque aggettivi e/o sostantivi che gli venivano in mente pensando alla parola omosessualità.
Dall’analisi interpretativa delle risposte date dai giovani è emerso che i giovani si dividono in due gruppi di uguale numerosità.
Uno è costituito da giovani che hanno una rappresentazione positiva dell’omosessualità. Sono cioè quei giovani che vedono gli omosessuali come persone normali, simpatiche, estroverse. Usano, infatti, termini come: “naturalezza”; “simpatici”; “aperti”; “normalità”.
L’altro gruppo è invece costituito dai giovani che hanno una rappresentazione negativa dell’omosessualità. Sono cioè quei giovani che vedono gli omosessuali come persone ambigue, diverse, promiscue, strane. Usano,infatti, termini come: “promiscuità”; “confusione”; “sporco”; “valore non cristiano”; “fastidio”.
Inoltre alcuni intervistati utilizzano spesso parole come:”prevenzione”; “preservativo”; “malattie”; “rischio”.
Sembra quindi che alcuni giovani ritengano che tra gli omosessuali siano più diffuse malattie sessualmente trasmissibili, mostrando una rappresentazione di tale gruppo come altamente a rischio. Emerge, quindi, che è ancora diffuso tra i giovani lo stereotipo che vede gli omosessuali come portatori di AIDS.
Osservando poi con maggiore attenzione le risposte date dai giovani intervistati emerge che sia i giovani che hanno una rappresentazione più positiva sia quelli che ne hanno una negativa utilizzano spessissimo parole come : “emarginazione”, “inaccettati”; “esclusi”; “discriminazione”; “persone sofferenti perché non vengono accettate”.
Sembra quindi che la maggior parte dei giovani abbia una rappresentazione degli omosessuali come di un gruppo socialmente emarginato.
È , quindi, emerso che non solo metà dei giovani intervistati ha una rappresentazione negativa dell’omosessualità e tende a vedere gli omosessuali secondo stereotipi negativi ma un dato a mio avviso interessante è che la maggior parte degli intervistati percepisce la società in cui vive come altamente discriminante verso la diversità sessuale. Sembra ,quindi, che percepiscono il contesto sociale in cui vivono come un contesto in cui sono ancora molto diffusi sentimenti di omofobia e intolleranza verso gli omosessuali.
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