Il Comitato Arcigay Antinoo di Napoli partecipa con commossa esultanza alla soddisfazione dell’intera comunità transessuale in seguito alla notizia, diramata ieri 19 giugno 2018, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definitivamente rimosso dalla categoria dei disordini mentali la transessualità perché – come dichiarato dall’OMS - è ormai chiaro che non si tratti di una malattia mentale e classificarla come tale può causare una enorme stigmatizzazione per le persone transgender.
“Solo il 17 maggio 1990 l'OMS cancellò l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali – dichiara Daniela Lourdes Falanga, delegata alle politiche delle persone transessuali di Arcigay Napoli – definendola una ‘variante naturale del comportamento umano’. Solo pochi anni fa le persone omosessuali iniziarono a beneficiare di un cambiamento che li aveva resi, prima, malati e curabili, tanto che per “sanare” l’orientamento sessuale si ricorreva ai più atroci sistemi manicomiali come elettroshock, shock insulinici, lobotomie.Tra queste tante persone trans. Da quel 17 maggio, ormai ricordato ogni anno dalla comunità LGBT, sono trascorsi 28 anni, e solo oggi l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo estenuanti richieste da parte della stessa comunità e l’immenso impegno di attivisti e attiviste trans, ha finalmente depennato la disforia di genere dai disordini mentali per essere inserita in un nuovo capitolo delle ‘condizioni di salute sessuale’. Una decisione che permette alle persone trans di avere comunque accesso agli adeguati trattamenti sanitari”
“Ovviamente – aggiunge la Falanga – ci poniamo in un traguardo che aiuterà molto la comunità trans a spogliarsi da uno stigma radicato che ancora costringe, non raramente, ai margini sociali. Fuori, dunque, da qualsiasi discrezionalità di professionisti, legata a un obsoleta visione delle persone trans, che inevitabilmente si incontrano in un percorso di transizione e che spesso determinano lunghe e dolorose attese per lasciar godere alle persone della propria identità di genere, e fuori da quell’idea radicata che connotava la popolazione trans in una dolorosa e stigmatizzante classificazione. A questo straordinario traguardo sarà, oltretutto, dedicato il Pompei Pride. Un momento in cui daremo prima e più di tutto voce all’agognata depatologizzazione della transessualità. Una vittoria che tocca profondamente l’intera comunità LGBT e che ci proietta sempre di più verso il diritto all’autodeterminazione, quel diritto inalienabile umano e costituzionale che vedrà chiarita e realizzata la sua importanza, più di tutto, nella naturale necessità di essere sé stessi, in quella ragione che anticipa il mondo e prima del mondo ci indica la felicità”