Napoli, 2 aprile 2014
Ancora una volta è calpestata la dignità di una persona transessuale.
Una donna transessuale è ricoverata per un ictus da diversi giorni presso l’Ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, e come accade sempre in questi casi, è ricoverata in un reparto maschile.
E’ lancinante lo sconcerto per il disorientamento che si legge negli occhi di questa persona, costretta, da norme che non riconoscono il suo corpo ma solo un nome su un documento non ancora “normalizzato”, a subire un sopruso di fronte al quale siamo impotenti.
Invochiamo il rispetto della dignità di questa persona, ed allo stesso tempo ci chiediamo se sia ancora possibile che si debba intervenire, ogni volta, confidando nel buon cuore e nella disponibilità del responsabile di reparto di turno.
Chiediamo che si intervenga affinchè sia regolamentato l’accesso alle strutture sanitarie pubbliche per le persone transessuali con documenti non ancora corrispondenti alla loro identità, attesa anche l’incredibile complessità delle procedure previste dalla legge vigente per la riattribuzione anagrafica. Sono procedure che prevedono tempi lunghissimi, un doppio procedimento giudiziario, e l’obbligo della sterilizzazione preventiva, con liste d’attesa oramai proibitive nei nostri ospedali.
Ancora una volta è calpestata la dignità di una persona transessuale.
Una donna transessuale è ricoverata per un ictus da diversi giorni presso l’Ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, e come accade sempre in questi casi, è ricoverata in un reparto maschile.
E’ lancinante lo sconcerto per il disorientamento che si legge negli occhi di questa persona, costretta, da norme che non riconoscono il suo corpo ma solo un nome su un documento non ancora “normalizzato”, a subire un sopruso di fronte al quale siamo impotenti.
Invochiamo il rispetto della dignità di questa persona, ed allo stesso tempo ci chiediamo se sia ancora possibile che si debba intervenire, ogni volta, confidando nel buon cuore e nella disponibilità del responsabile di reparto di turno.
Chiediamo che si intervenga affinchè sia regolamentato l’accesso alle strutture sanitarie pubbliche per le persone transessuali con documenti non ancora corrispondenti alla loro identità, attesa anche l’incredibile complessità delle procedure previste dalla legge vigente per la riattribuzione anagrafica. Sono procedure che prevedono tempi lunghissimi, un doppio procedimento giudiziario, e l’obbligo della sterilizzazione preventiva, con liste d’attesa oramai proibitive nei nostri ospedali.
Antonello Sannino, Daniela Falanga, Ottavia Voza
Arcigay Antinoo Napoli, Arcigay Marcella di Folco Salerno