ARCIGAY NAPOLI RICORDA ALDO BRAIBANTI
 
Il Comitato Arcigay di Napoli ricorda Aldo Braibanti morto ieri all’età di 91 anni e protagonista di uno dei più vergognosi casi di omofobia di stato. Perché questo scrittore, sceneggiatore, drammaturgo, intellettuale "a tutto tondo", partigiano antifascista e poeta, nella sua vita si è occupato di arte, cinema, politica, teatro e letteratura, ma è tristemente noto per aver subito un processo simbolo nell’Italia degli anni ’60. E’ stato l’unico, nella storia della Repubblica, a essere condannato per il reato di plagio, inteso ovviamente come la riduzione in proprio potere «e in totale stato di soggezione» di un’altra persona, come recitava la legge ereditata dal «Codice Rocco» dell’Italia fascista. Venne in realtà incarcerato e processato in quanto omosessuale, e il giudizio cui fu sottoposto fra il ‘64 e il ‘68 rimane come il segno di un’epoca.
 
La condanna suscitò ampia eco in tutta Italia e a favore di Braibanti si mobilitarono Alberto Moravia, Umberto Eco, Pier Paolo Pasolini, Marco Bellocchio.
 
Arcigay Napoli vuole ricordarlo perché, in un momento di crisi sociale ancor prima che economica, non vengano definite superflue le battaglie fondamentali per i diritti civili, perché non ci siano più scandali come quello che ha visto coinvolto Aldo Braibanti.
 
Ufficio Stampa Arcigay Antinoo di Napoli
 
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ARCIGAY NAPOLI RICORDA ALDO BRAIBANTI
Napoli, 8 aprile 2014

 

Il Comitato Arcigay di Napoli ricorda Aldo Braibanti morto all’età di 91 anni e protagonista di uno dei più vergognosi casi di omofobia di stato. Perché questo scrittore, sceneggiatore, drammaturgo, intellettuale "a tutto tondo", partigiano antifascista e poeta, nella sua vita si è occupato di arte, cinema, politica, teatro e letteratura, ma è tristemente noto per aver subito un processo simbolo nell’Italia degli anni ’60. E’ stato l’unico, nella storia della Repubblica, a essere condannato per il reato di plagio (anche Giovanni Sanfratello, il giovane per il quale Aldo Braibanti fu accusato di plagio, a sua volta fu condannato dalla psichiatria accademica a elettroshock e coma insulinici per omosessualità), inteso ovviamente come la riduzione in proprio potere «e in totale stato di soggezione» di un’altra persona, come recitava la legge ereditata dal «Codice Rocco» dell’Italia fascista. Venne in realtà incarcerato e processato in quanto omosessuale, e il giudizio cui fu sottoposto fra il ‘64 e il ‘68 rimane come il segno di un’epoca.

 

La condanna suscitò ampia eco in tutta Italia e a favore di Braibanti si mobilitarono Alberto Moravia, Umberto Eco, Pier Paolo Pasolini, Marco Bellocchio.

 

Il Comiato Arcigay Antinoo di  Napoli vuole ricordarlo perché, in un momento di crisi sociale ancor prima che economica, non vengano definite superflue le battaglie fondamentali per i diritti civili, per non abbassare mai la guardia, i diritti e la democrazia sono beni da difendere quotidianamente, per rivendicare con orgoglio la propria stroria e la propria identità di movimentio di liberazione, perché non ci siano più drammi come quello che ha visto coinvolto Aldo Braibanti.

 
Ufficio Stampa
Arcigay Antinoo di Napoli
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