Il Comitato Arcigay Napoli Antino, porge il proprio saluto a tutte le cittadine e a tutti cittadini alle militanti e ai militanti che hanno ritenuto opportuno prendere parte alla discussione “Il movimento LGBTQ – Il corpo e la città”, ma al contempo intende esprimere una certa evidente preoccupazione per la singolarità di quest’iniziativa.
Era il 23 novembre del 1984, in una Italia molto diversa da quella in cui viviamo oggi, quando un gruppo di coraggiose persone fondò il circolo di cultura omosessuale “Antinoo”/Arcigay di Napoli.
Ebbene sono passati trent’anni, e quella esperienza, nata in piena emergenza di quella che insopportabilmente fu definita la “peste gay”, tra mille difficoltà è arrivata fino ai giorni nostri, rimanendo negli anni un costante punto di riferimento per le persone gay, lesbiche e trans che l’hanno attraversata. Un percorso fatto di pura militanza dal basso e di condivisione democratica che oggi continua ad essere, con rinnovato vigore, un patrimonio culturale, sociale e politico, non solo per la comunità lgbt campana e nazionale, ma per la società tutta.
Dobbiamo purtroppo constatare che l’iniziativa di oggi mentre da un lato dichiara di voler focalizzare l’attenzione sui trent’anni dalla fondazione della prima esperienza associativa campana LGBT, dall’altro esclude di fatto dal programma dell’evento e da qualsiasi tipo di invito, ogni intervento degli attuali rappresentanti, democraticamente eletti, del soggetto di cui ricorrono i trent’anni, Arcigay Napoli, cancellandone perfino il nome secondo la peggiore prassi antidemocratica della “damnatio memoriae”, prassi che nel diritto romano era riservata agli “hostes”, cioè ai nemici di Roma e del Senato.
Ma la democrazia non è per tutti e comprendiamo quanto sia ancora più difficile per una associazione che non è assolutamente abituata a percorsi di trasparenza e condivisione democratica, il riconoscimento di certi valori propri di una grande Associazione nazionale come Arcigay.
Aggiungiamo poi che al tentativo, di cancellare in maniera tanto goffa quanto proditoria, la testimonianza viva di Arcigay Napoli, si associa in maniera altrettanto goffa e proditoria il tentativo di strumentalizzare alcune figure fortemente rappresentative della struttura nazionale di Arcigay, della storia del Comitato Arcigay Antinoo di Napoli e di associazioni tradizionalmente legate allo stesso comitato. Infatti l’associazione locale che si è assunta con esiziale e inopinata superficialità la responsabilità di questa manifestazione, ha ritenuto corretto invitare ad intervenire il Presidente Nazionale di Arcigay, Flavio Romani e i rappresentanti del Coordinamento Campania Rainbow.
Inutile dire che sia Flavio Romani che i rappresentanti del Coordinamento Campania Rainbow, insieme a alcuni rappresentati del mondo della cultura, di altre associazioni locali e nazionali, finanche istituzioni, consapevoli dell’avventatezza strategica dei suddetti inviti, hanno correttamente deciso di disertare quest’atipica iniziativa, il cui esisto appare evidente essere il becero tentativo di giustapporre una serie di nomi al fine di colmare quel vuoti di contenuti chiaramente palese già ad una superficiale lettura del documento politico sul quale è costruita l’iniziativa.
La correttezza ed il rispetto altrui, ancora una volta, sembrano non essere parte del repertorio comportamentale del Presidente “ a vita” dell’associazione locale promotrice dell’evento di oggi che, se da un lato immagina, con sconcertante immaturità politica e culturale, di poter ricordare i trent’anni dell’associazionismo LGBT senza l’associazione che è protagonista di questo trentennale, dall’altro insegue con colpevole artificiosità organizzativa, una falsa rappresentazione della realtà LGBT locale e della sua storia, tentando di ingannare chi, in buona fede, ha militato, milita e militerà con passione, determinazione e lealtà.
Ecco perché siamo qui. Siamo qui perché ancora una volta il comitato Arcigay di Napoli è costretto a confrontarsi con l’aggressivo personalismo di chi, privo di qualsiasi verificabile democrazia interna e in spregio a qualsiasi auspicabile trasparenza dialettica, strumentalizza una ricorrenza e una memoria, quella dei trent’anni appunto, che non può appartenergli né per motivi “anagrafici”, , né per motivi ideologici, dacché ci è impossibile dimenticare le numerose e gravi esternazioni transfobiche del presidente di ken, esternazioni puntualmente denunciate dalle associazioni che difendono la dignità e i diritti delle persone trans.
Esperienze di questo tipo, inutile sottolinearlo, invece di produrre momenti di crescita e confronto tra percorsi diversi ma potenzialmente convergenti, sono tristissime prove di acerbità politica, umana e culturale degli organizzatori, e gettano, purtroppo, un desolante disdoro su quella stessa memoria che qui, invece di onorare, infangate con la menzogna, la falsità e il silenzio.
Fin quando alcuni attori del movimento continueranno a percorrere sentieri di divisioni, come quello costruito oggi da iken, sarà sempre più complicato ottenere quei diritti di piena cittadinanza che la comunità LGBT rivendica ormai da troppo tempo.
Il Consiglio Direttivo del
Comitato Arcigay Antinoo di Napoli