L’omicidio di Giarre e quello di Pasolini: la Storia come memoria, monito e stella polare del nostro cammino.
Due giorni importantissimi per la memoria delle persone LGBT in Italia: 31 ottobre e 2 novembre.
Due date che hanno segnato l’immaginario collettivo di tutti noi relativamente alla vita e alle esperienze della comunità omosessuale del nostro Paese.
Due ricorrenze che hanno a che fare con il nostro senso d’appartenenza, con la nostra Storia, fatta di rivendicazioni e conquiste, e con il nostro orgoglio di essere quel che siamo.
Il 31 ottobre del 1980, infatti, a Giarre, in provincia di Catania, due giovani amanti furono assassinati barbaramente in circostanze che sono ancora oscure. Si trattò di una vera e propria esecuzione. L’omicidio rivelò anche la radicata omofobia presente nella società italiana. Un clima d’omertà inaccettabile, infatti, avvolse l’intera vicenda. E, il fatto che secondo alcune versioni della storia, i due amanti avessero accettato l’esecuzione perché convinti di non poter vivere serenamente il proprio amore, non poté che rafforzare l’idea di un’Italia socialmente violenta e pericolosa per le persone LGBT. Proprio dai fatti di Giarre, però, nacque a Palermo il primo nucleo di Arcigay, grazie a Marco Bisceglie, sacerdote dichiaratamente gay, e al giovanissimo Nichi Vendola, che all’epoca era solo un obiettore di coscienza.
D’altronde il delitto di Giarre accadeva cinque anni dopo il tragico omicidio di Pier Paolo Pasolini che, come tutti ricordano, fu massacrato all’Idroscalo di Ostia, nella notte tra l’1 e il 2 novembre.
Anche l’omicidio del grande poeta friulano resta avvolto nella nebbia dell’incertezza e della supposizione. Certo, la magistratura individuò un colpevole, un giovane balordo con cui Pasolini aveva trascorso l’ultima parte della serata precedente alla sua morte, ma a molti studiosi sembra oggi improbabile che l’omicidio fosse stato commesso dal solo Pino Pelosi e per ragioni sostanzialmente banali.
La tragica morte di Pasolini, nonostante siano trascorsi quarant’anni, riverbera con un’eco ancora forte nelle coscienze della comunità LGBT e non solo.
Pasolini, infatti, non è stato soltanto il primo intellettuale italiano dichiaratamente omosessuale ma è stato uno dei primi uomini di cultura che abbiano messo seriamente in discussione certezze e convinzioni proprie della società del suo tempo.
E Pasolini è stato certamente un simbolo per tante persone LGBT, una guida di percorso…Pasolini che rifiutava di aderire in maniera dogmatica a qualsiasi ideologia, Pasolini che conosceva la forza “rivoluzionaria” e “scandalosa” delle contraddizioni, Pasolini che, pur borghese, negava i (dis)valori della borghesia bigotta e corrotta dei suoi tempi, Pasolini che riusciva a tracciare il sacro nel profano e il profano nel sacro, Pasolini che riconosceva l’autenticità del suo desiderio e l’euforia carnale del suo amore ma soffriva anche dello stigma che tutto ciò comportava, Pasolini che si intratteneva di notte con i borgatari e di giorno con i più grandi pensatori del Novecento, Pasolini che amò disperatamente Ninetto ma in silenzio e dentro di sé certamente lo sposò, sebbene fosse assolutamente lontana l’idea del matrimonio gay…Pasolini che sapeva, sapeva tutto della Storia in cui viveva, sapeva quello che era stato, quello che stava accadendo e ciò che sarebbe presto successo… Pasolini che sapeva perché, anche senza prove, senza indizi, il compito di un vero intellettuale è coordinare fatti anche lontani, mettere insieme pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, ristabilire la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero.
Ecco perché il 31 ottobre e il 2 novembre sono date segnate a caratteri di fuoco nella nostra memoria, “svolte epocali” da cui non solo siamo partiti, come comunità LGBT, ma da cui dobbiamo ripartire sempre, ogni qual volta frustrazione, sfiducia e avvilimento intaccano – o provano ad intaccare – il nostro coraggio, le nostre motivazioni e il nostro ottimismo arcobaleno in un domani migliore, per tutti.
Comunicato stampa
Napoli, 02.11.2015

Il duplice omicidio di Giarre e quello di Pasolini:
la Storia come memoria, monito e stella polare del nostro cammino.

Due giorni importantissimi per la memoria delle persone LGBT in Italia: 31 ottobre e 2 novembre.
Due date che hanno segnato l’immaginario collettivo di tutti noi relativamente alla vita e alle esperienze della comunità omosessuale del nostro Paese.
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Due ricorrenze che hanno a che fare con il nostro senso d’appartenenza, con la nostra Storia, fatta di rivendicazioni e conquiste, e con il nostro orgoglio di essere quel che siamo.
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Il 31 ottobre del 1980, infatti, a Giarre, in provincia di Catania, due giovani amanti furono assassinati barbaramente in circostanze che sono ancora oscure. Si trattò di una vera e propria esecuzione. L’omicidio rivelò anche la radicata omofobia presente nella società italiana. Un clima d’omertà inaccettabile, infatti, avvolse l’intera vicenda. E, il fatto che secondo alcune versioni della storia, i due amanti avessero accettato l’esecuzione perché convinti di non poter vivere serenamente il proprio amore, non poté che rafforzare l’idea di un’Italia socialmente violenta e pericolosa per le persone LGBT. Proprio dai fatti di Giarre, però, nacque a Palermo il primo nucleo di Arcigay, grazie a Marco Bisceglie, sacerdote dichiaratamente gay, e al giovanissimo Nichi Vendola, che all’epoca era solo un obiettore di coscienza.
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D’altronde il delitto di Giarre accadeva cinque anni dopo il tragico omicidio di Pier Paolo Pasolini che, come tutti ricordano, fu massacrato all’Idroscalo di Ostia, nella notte tra l’1 e il 2 novembre.
Anche l’omicidio del grande poeta friulano resta avvolto nella nebbia dell’incertezza e della supposizione. Certo, la magistratura individuò un colpevole, un giovane balordo con cui Pasolini aveva trascorso l’ultima parte della serata precedente alla sua morte, ma a molti studiosi sembra oggi improbabile che l’omicidio fosse stato commesso dal solo Pino Pelosi e per ragioni sostanzialmente banali.
La tragica morte di Pasolini, nonostante siano trascorsi quarant’anni, riverbera con un’eco ancora forte nelle coscienze della comunità LGBT e non solo.
Pasolini, infatti, non è stato soltanto il primo intellettuale italiano dichiaratamente omosessuale ma è stato uno dei primi uomini di cultura che abbiano messo seriamente in discussione certezze e convinzioni proprie della società del suo tempo.
E Pasolini è stato certamente un simbolo per tante persone LGBT, una guida di percorso…Pasolini che rifiutava di aderire in maniera dogmatica a qualsiasi ideologia, Pasolini che conosceva la forza “rivoluzionaria” e “scandalosa” delle contraddizioni, Pasolini che, pur borghese, negava i (dis)valori della borghesia bigotta e corrotta dei suoi tempi, Pasolini che riusciva a tracciare il sacro nel profano e il profano nel sacro, Pasolini che riconosceva l’autenticità del suo desiderio e l’euforia carnale del suo amore ma soffriva anche dello stigma che tutto ciò comportava, Pasolini che si intratteneva di notte con i borgatari e di giorno con i più grandi pensatori del Novecento, Pasolini che amò disperatamente Ninetto ma in silenzio e dentro di sé certamente lo sposò, sebbene fosse assolutamente lontana l’idea del matrimonio gay…Pasolini che sapeva, sapeva tutto della Storia in cui viveva, sapeva quello che era stato, quello che stava accadendo e ciò che sarebbe presto successo… Pasolini che sapeva perché, anche senza prove, senza indizi, il compito di un vero intellettuale è coordinare fatti anche lontani, mettere insieme pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, ristabilire la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero.
Ecco perché il 31 ottobre e il 2 novembre sono date segnate a caratteri di fuoco nella nostra memoria, “svolte epocali” da cui non solo siamo partiti, come comunità LGBT, ma da cui dobbiamo ripartire sempre, ogni qual volta frustrazione, sfiducia e avvilimento intaccano – o provano ad intaccare – il nostro coraggio, le nostre motivazioni e il nostro ottimismo arcobaleno in un domani migliore, per tutti.

Claudio Finelli
delegato cultura e scuola Arcigay Napoli
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Il Consiglio Direttivo del Comitato Arcigay Antinoo Napoli  
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