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LORETTA STRONG
di Copi
9,10, 11, 12 e 13 dicembre

Nomination Premio Ubu 2011 per la migliore scenografia

con
Paolo Oricco
Maria Luisa Abate
Valentina Battistone
Virginia Mossi
Stefano Re

tecniche di Sabina Abate

"Astronave" di Daniela Dal Cin
direzione di Marco Isidori
con il sostegno di Sistema Teatro Torino

 


Per info:
http://www.teatro.it/spettacoli/galleria_toledo/loretta_strong_1779_16301

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segreteria.galleriatoledo@ gmail.com
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M linea 1 / stazione Toledo/
uscita Montecalvario

A volte sui palcoscenici dei teatri avvengono dei giochi d’alchimia. Sodalizi felici, vere e proprie alleanze artistiche, vengono strette attorno al testo drammaturgico, quando una compagnia teatrale incontra, nell’opera di un autore “ideale“,l’esemplare privilegiato di poetica con cui riuscire a realizzare la propria scelta artistica. In questi casi dunque, diviene quasi inevitabile tracciare parallelismi sull’immaginario creativo che accomuna  autore e regia.
E’ questo il caso di “Loretta Strong”, stralunato testo di Copi, scritto nel 1974 e oggi rimesso in scena dalla compagnia torinese Marcido Marcidorjs, per la regia di Marco Isidori, con l’interpretazione “en travesti”  – fondamentale requisito per la messa in scena – di Paolo Oricco. In questa occasione il rapporto di reciprocità con l’autore si rivela a dir poco perfetto, grazie al comune gusto per il mascheramento – dove è determinante il contributo alle scene e ai costumi di Daniela Dal Cin – e per la garbata, seppur delirante, satira sull’uomo nella sua presunta modernità.
Allo spettatore non resta perciò che imbarcarsi sull’astronave dei Marcido, in partenza dalla Galleria Toledo dal 9 al 13 dicembre, per navigare nell’iperspazialità di paradossali flutti, tra cosmicomici sargassi di aliena natura e iperboliche e zoomorfe surrealtà.
Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa vanno a presentare Paolo Oricco in una straordinaria edizione di Loretta Strong di Copi.
Manovreranno l’Astronave Maria Luisa Abate e Stefano Re.
Saranno “Topi”, “Granchi”, “Pappagalli”, “Serpenti” ed altro vociante ciarpame celeste Valentina Battistone e Virginia Mossi. Sovraintendenza alla “Base Console” Sabina Abate.
Astronave di Daniela Dal Cin in viaggio con propellente marca Isi.
Un Disco Volante Marcido… Decenza… Demenza… Violenza…ed altra Semenza teatrale assortita, vortica in metafora e in opera nella nostra “visita” a Copi, rivelato qui, in arte, come Loretta, mademoiselle veramente, veramente Strong! “Strong” si chiama l’eroina di Copi, quindi forte, energica, anzi letteralmente “smisurata” in tutti i sensi, sarà la rappresentazione scenica della Loretta Strong approntata dai Marcido. Siamo partiti dal “nome”, facendo ingigantire la figura della protagonista, fino a portarla scenograficamente, a proporzioni abnormi, fino a farne un’icona esplosiva/esplodente della più sfrenata, disaggettivata teatralità; e le abbiamo fornito una “vera” Astronave! Loretta vorticherà realmente nello spazio profondo!
Loretta percepirà la realtà dalla lontananza siderale della sua “posizione” nell’etere infinito, e da questa tal posizione stabilirà le coordinate fantastiche del suo delirio sapientemente e squisitamente teatrale.
I MARCIDO, COPI E LORETTA STRONG: OGGI SI VOLA!
Che incontro fortunato quello dei Marcido con la scrittura di Copi!
Siamo stati subito arruolati dal dèmone che sovraintende al cerimoniale affabulatorio di questo autore, la cui apparente disinvolta stravaganza, altro non cela, secondo noi, che un imperioso “furor matematicus”; il buon genio appunto dell’arte di Copi, l’inflessibile manovratore che ne determina tutta la stupefacente qualità semantica. Ci siamo quindi messi semplicemente al suo servizio per sviluppare, trasferita sul palcoscenico, la ferocia sostanziale dei teoremi drammaturgici del Nostro!
La tentazione di mettere in scena qualche lavoro del poeta franco-argentino, non è recente dalle parti della Marcido; ma soltanto quando una folgorazione scenografica alla quale non si poteva disubbidire, ci ha fatto ritener possibile la “costruzione” di un'”Astronave” (parto di Daniela Dal Cin!) veramente e potentemente adeguata alla folle parabola del “discorso” che Copi ha inventato per esprimere il personaggio della Strong, soltanto allora abbiamo sciolto gli ormeggi e ci siamo imbarcati per far diventar Teatro il testo in questione.
Paolo Oricco “è” Loretta! Non si può definir meno perentoriamente il carattere fondamentale della sua prestazione; l’adesione mimetica alla dismisura spasmodica che dà nerbo al flusso verbale dal quale emerge, come frutto di una sonante conchiglia, questa Venere Delle Parole, che così noi abbiamo immaginato e nominiamo la Signorina Strong, è un’adesione perfetta, e il grado di credibilità scenica molto alto che la performance dell’attore raggiunge, giustifica in pieno un’asserzione così “forte”, così effettivamente “strong”.
L’attore fa/è corpo unico con la macchina dell’Astronave: ne determina la rotta con il ritmo frenetico dei suoi movimenti di danza, ne suscita il moto effettivo con l’incidenza musicale della sua dizione; insomma non si darà più in questo spettacolo una separazione di fatto fra l’organicità umanissima (dolorante nell’ineludibile sforzo di sostenere i “capricci” del disegno registico!) del performer, e l’inorganicità del meccanismo scenografico (un Disco Volante!) che lo contiene abbracciandolo.
I Marcido, d’altronde, hanno sempre solo corso per raggiungere un risultato del genere, e con la testualità iperbolica di Loretta, stavolta, sono andati a nozze, perché c’è un’evidente comunione tra il loro “spinato” campo di sensibilità, e l’uso sapiente dell’arbitrarietà dei nessi, che governa, imponendo una sua specifica legge, la struttura fantastica del mondo di Copi.
Ci è piaciuto non lasciar tutta sola Loretta, e quindi, in questa nostra edizione della pièce di cui si parla, la nominata Strong verrà spalleggiata da un coro invisibile (Maria Luisa Abate, Stefano Re, Virginia Mossi, Valentina Battistone); il totem sonoro dei sui animaletti-fantasma, i servi di una Scena, dove il grottesco deve farsi carico di tutta la pazienza che occorre ad una decifrazione almeno minima della prospettiva tragica dell’immagine del reale, per deturparlo, questo quadro pitturato dalla Storia, o meglio, per conservare una speranza di rigettarne in beffa le orrende figurazioni, ché tale è la funzione di sacro smascheramento che noi attribuiamo (forse troppo ingenuamente) al Teatro e alla potenza ancora non del tutto scaduta delle sue “mascherature”.
Loretta è Clitennestra, Fedra, Lady Macbeth, Solange, Winnie, Maria Maddalena de’ Pazzi. Loretta Strong è il nostro reiterato (com)pianto sulla miseria intrinseca alla concezione individuale di soggetto.
“Lei” e le Altre, sono state fatte comparire dalla Marcido sull’evanescente schermata teatrale, soprattutto per dimostrare l’insufficienza “clamorosa/clamante” della loro pretesa di portare su di sé il segreto di una rappresentazione coerente dell’individualità psicologica; noi tentammo sempre e comunque di svergognare questo “segreto”, evocando in scena un altrove plurale dell’essere, lo “Stato” che c’interessò davvero: quel paradiso orgiastico che la nostra personale ossessione scenica ha voluto indagare con cura inesausta, andando alla ricerca della probabile verità della sua esistenza, col formulare negli anni un’ipotesi artistica plausibile, ipotesi che d’un siffatto corso di pensieri fosse l’evidente, per quanto parzialissima, concrezione spettacolare.
Questo è stato lo scopo dell’azione mondana della M.M.F.M.
Per questo soltanto è (storicamente) valsa la non piccola pena di “fare teatro”!  (Marco Isidori)

 

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