050215

Le persone transgender e transessuali vivono in un contesto che non le ha previste come “Esquimesi in Amazzonia“ ed è proprio questo il titolo del libro che cerca di aprire un dialogo sulla depatologizzazione della transessualità.
Nella quarta di copertina si legge: «Ad ogni latitudine e in ogni tempo sono esistite persone con un genere non conforme, definite con vari nomi: le Hijras in India, le Vergini Giurate nei Balcani, i Due Spiriti nativi americani, i Femminielli napoletani. La realtà delle esistenze trans, liberata dallo stigma della patologizzazione, può mettere in gioco una ridefinizione complessiva di ciò che siamo, come donne, uomini, trans, lesbiche, gay, intersessuali. Affermare che le persone trans non sono malate psichiatriche destabilizza il modello binario sesso/genere, omosessuale/eterosessuale, maschio/femmina e l’impianto normante che ne deriva. Dunque la condizione transgender può rappresentare la punta di un iceberg, che minaccia secolari certezze scientifiche, culturali e sociali».
Il libro mette a confronto le linee di pensiero di esponenti del mondo accademico e della ricerca indipendente che si interrogano sulla transessualità a partire dagli ambiti disciplinari di riferimento con i protagonisti del mondo dell’ass”.ociazionismo e del movimento gay, lesbico, transgender e queer.
Gli autori sono entrambi attivisti del movimento trans italiano: Christian Ballarin è il responsabile dello “SpoT”, sportello trans dell’associazione Maurice GLBTQ di Torino, già autore nel 2010 di “Elementi di critica trans”, mentre Roberta Padovano svolge attività di gestalt counseling e di supervisione dei volontari sempre per lo sportello “SpoT.
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