Da Repubblica Napoli
 
I manifestanti, imbavagliati con foulard dorati e incatenati, hanno srotolato in piazza Municipio un grande striscione verde fosforescente: "Non vogliamo fare per forza la vita, vogliamo più politiche sociali, più formazione e più lavoro"
di Cristina Zagaria
 
Portano bavagli e catene dorate, per una vita in cui luccicano solo i lustrini dei loro top illuminati dai fari della auto. Sono prostitute, e non solo. Sono volontari di cooperative sociali e associazioni di volontariato e transessuali.

Sono i "femminielli", i volti del colorato, pitonato, fantasioso sit-in davanti al portone chiuso di Palazzo San Giacomo. Protesta contro il decreto legge del ministro Carfagna sulla prostituzione e il pacchetto sicurezza firmato dal sindaco Iervolino.

Le cooperative sociali e le associazioni di volontariato scendono in strada «per chiedere meno repressione e più diritti». «Non siamo stati interpellati prima che si adottassero i provvedimenti - dicono i rappresentanti dell´associazione Transessuali Napoli, MIT Napoli, Arcigay Antinoo, associazione Priscilla - Ora chiediamo l´immediata convocazione di un tavolo di confronto per la realizzazione di un piano sociale di interventi che renda la città veramente più sicura».

I manifestanti, imbavagliati con foulard dorati e incatenati, hanno srotolato in piazza Municipio un grande striscione verde fosforescente: "Non vogliamo fare per forza la vita, vogliamo più politiche sociali, più formazione e più lavoro".

«Nell´ordinanza del sindaco Iervolino si dice che paradossalmente in questa città i problemi sono i writers, gli accattoni, i senza fissa dimora - dice Andrea Morniroli della cooperativa Dedalus - Se l´ordinanza non avesse risvolti così pesanti sulla vita di queste persone sarebbe veramente da ridere che una amministrazione di centrosinistra abbia partorito un´ordinanza del genere.

La cooperativa sociale Dedalus, da 27 anni si occupa di donne e minori a rischio. «Perché questo Comune, invece di rincorrere Alemanno e la destra su questo terreno - incalza Morniroli - non rivendica le cose positive che sono state fatte in questi anni: grazie ai suoi servizi, in otto anni oltre 200 donne sono fuggite ai loro sfruttatori, 63 hanno fatto denuncia dando l´avvio a inchieste di livello nazionale, circa 90 minori, i cosiddetti lavavetri hanno abbandonato i semafori e non perché sono andati i vigili ad arrestarli, ma perché hanno trovato accoglienza e un futuro migliore».
 
«Se questo è un pacchetto sicurezza dove sta la sicurezza? - interviene Carmen Russo, presidente dell´associazione Transessuali di Napoli, facendo riferimento al decreto legge sulla prostituzione - Se tolgono le ragazze dalla strada non debellano la prostituzione, la spostano solo in casa, al chiuso di quattro mura, dove sarà più difficile raggiungere le ragazze ed aiutarle».

E Loredana Rossi, vicepresidente Atn: «Dateci lavoro. Spesso anche trovare un lavoro come commessa in un negozio, per una transessuale, è un´impresa e né Comune né Regione fanno politiche sociali per aiutarci». Le voci, i canti, i cori si intrecciano per cercare di sdrammatizzare i temi della protesta.

«Molte di noi - racconta Gilda - farebbero volentieri a meno di prostituirsi, ma per un trans non è facile trovare lavoro e ci sono l´affitto e le bollette da pagare. Io per esempio ho anche una multa per travestimento da tremila euro, che risale al '94, al primo governo Berlusconi. Sono diventata donna e quindi perché mi accusano di travestirmi? Quasi quasi li querelo io». Tra i manifestanti anche una piccola delegazione di extracomunitari.
(09 ottobre 2008)
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