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Festival delle arti applicate al sociale
L’obiettivo principale è racchiuso nel titolo stesso che invita alla libera discussione andando oltre gli stereotipi e i pregiudizi, attraverso la valorizzazione e la diffusione della nuova drammaturgia napoletana e la conoscenza delle nuove leve artistiche.
Una comunione di intenti, senza barriere interpersonali e differenze di genere, per accrescere e migliorare l’arte e la cultura e denunciare la condizione delle cosiddette “minoranze” in un contesto cittadino tanto difficile come quello di Napoli.
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Mr Gay Campania 2008: al Kapsula eletto il più bello della Campania
Si chiama Alessio Giglio, ha 18 anni, alto 173 cm, studia, è stato tre volte di seguito campione nazionale italiano di Danza: è Mister Gay Campania 2008, eletto lo scorso sabato 29 Marzo al Kapsula, noto locale LGBT partenopeo nei pressi del centro direzionale.
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Per una lista completa di comunicati stampa vedere: comunicati stampa e archivio stampa.
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Franco Grillini presenta in anteprima a Napoli la proposta di legge contro le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere e ricorda che il presidente della Repubblica, grande napoletano, nel discorso di saluto ha parlato di Famiglie al plurale,di Europa e di diritti civili.
NAPOLI 17 maggio 2006 -E' arrivato in mattinata con il Treno ad Alta Velocità il parlamentare diessino recandosi presso amici al Centro Storico con i quali ha pranzato, è poi giunto a piedi al Castel Nuovo ed ha tenuto il primo discorso del convegno, dopo i saluti di Salvatore Simioli, presidente dell'Arcigay di Napoli, e di Mariano Anniciello, presidente di Arcinapoli.
L'ultima volta a Napoli Franco Grillini era stato il 30 ottobre del 2004, alla manifestazione in piazza Bellini dopo la violenza contro i due ragazzi gay brutalmente aggrediti mentre si scambiavano effusioni, il 17maggio 2006, Giornata contro l'Omofobia,ci è tornato per presentare in anteprima nazionale la proposta di legge contro le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere (legge n. 311) frutto anche del lavoro del Gruppo legislativo di Arcigay, coordinato da Antonio Rotelli, giovane avvocato di Taranto. Il presidente onorario di Arcigay e padre della proposta sui Pacs ha commentato il risultato delle elezioni politiche affermando che la vittoria del centro-sinistra alle elezioni faciliterà molto il lavoro delle associazioni GLBT italiane e il cammino verso il riconoscimento dei diritti civili della comunità lgbt. “E’ stato eletto Presidente della Camera Fausto Bertinotti, un amico dei diritti civili ultimamente bacchettato dagli esponenti cattolici per aver espresso idee critiche al Papa, ed il capo della Chiesa Cattolica, si sa, in Italia non si può criticare", ha detto Grillini, "Il neopresidente della Repubblica Giorgio Napolitano è un grande napoletano vicino alla cultura laica e sensibile alle richieste dei diritti civili. Quando ho sentito il suo discorso sono stato colpito da una frase: “occorre prestare attenzione ai nuovi diritti civili e sociali così come sono stati definiti nel trattato europeo”, non solo, ha parlato sempre di “Famiglie” al plurale e non al singolare, includendo nel suo discorso non solo una “parte” della popolazione italiana, ma tutta la Società.” Grillini, che già fu sostenitore della candidatura a presidente della Repubblica di Rosa Russo Jervolino, ha focalizzato l'attenzione sul neo-Ministro per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini, seconda firmataria del disegno di legge sui Pacs, e sul neo-Ministro per il lavoro Cesare Damiano, firmatario della proposta di legge n.311 contro l’omofobia. “Con questo governo", puntualizza, "Arcigay nel nostro Paese avrà un ruolo politico fondamentale, un compito politico misurato sulle nostre capacità che spaventa le gerarchie cattoliche che sono incapaci di leggere la modernità”. Ed è verso i politici di area cattolica che va la denuncia dell’onorevole diessino, "bisogna restituire onore e dignità alle persone omosessuali, alle tante identità raccolte sotto la sigla LGBT. Queste soggettività sono una risorsa per la politica e per la società italiana. Quando Arcigay deve aprire un banco d’intesa con le istituzioni", ha concluso, "ci è sempre detto che bisogna stare attenti a non offendere la sensibilità dei cattolici, poiché i cattolici rappresentano voti preziosi. Ma la dignità dei cattolici e la dignità dei cittadini e delle cittadine omosessuali e transessuali non sono sullo stesso piano ?”
Franco Grillini halasciato l'Antisala dei Baroni un paio di ora prima della conclusionedel convegno per recarsi a Roma ad altri eventi organizzati da Arcigaye dal Comune contro l'omofobia ma ha promesso che saràpiù spesso a Napoli dove presenterà in esclusiva leproposte di legge di interesse per la comunità lgbt. (CU)
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Si è svolto mercoledì 17 maggio all'Antisala dei Baroni al Maschio Angioino il maxiconvegno “Contro l'omofobia una città inclusiva”, organizzato dal Comitato Provinciale Arcigay “Antinoo” di Napoli in occasione della Giornata Mondiale contro l'Omofobia.
Molti i relatori illustri, dal prof. Paolo Valerio, ordinario di psicologia clinica, alla prof.ssa Giovanna Borrello, docente di filosofia morale. L'onorevole Franco Grillini ha parlato della nuova proposta di legge contro le discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, appena depositata in Parlamento. Molto soddisfatto il presidente dell'Arcigay di Napoli, l'avv. Salvatore Simioli,“E' stata l'occasione per un confronto approfondito sui temi dell'odio contro le persone omosessuali", ha dichiarato al termine del convegno Simioli,"in una città dove l'omofobia si manifesta in maniera strisciante, ed anche a livello istituzionale, con silenzio ed inazione di fronte alle richieste di inclusione di una parte consistente della cittadinanza”.
La sociologa Cecilia Mazza ha presentato una ricerca sulla percezione dell'omosessualità tra gli studenti di alcune scuole napoletane mentre il prof. Fausto Tucci, Coordinatore della Commissione Scuola dell'Arcigay di Napoli, ha affermato che “se la scuola riuscisse ad insegnare il valore del confronto con l’Altro, il problema del bullismo e del bullismo di matrice omofobica assumerebbero dimensioni di minore gravità”.
Tra gli interventi Loqmane Abdelhak, dell'Ass.ne Interetnica 3 Febbraio, Mariano Anniciello presidente dell'Arci di Napoli, Stefania Cantatore dell'UDI, Manlio Converti (GayLeft Napoli) Pasquale Quaranta, giornalista di Battipaglia (SA), Ciro Troise (UDS). Hanno colpito le testimonianze di Simone Di Tommaso, studente di un liceo avellinese che ha chiesto al preside di cancellare una scritta omofoba su un muro della sua scuola, e di Mariateresa, una studentessa di Scampia che ha denunciato il clima di omofobia che esiste tra i docenti dell'Istituto che frequenta.
Carmine Urciuoli
L'evento è stato realizzato da Carmine Urciuoli (coordinamento), Nicola Stanzione (organizzazione), Luca Mercogliano (grafica).
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Comportamento sessuale:
Virile, femminile, virago, effemminato, transgender, drag queen, travestito, in divisa, abbigliamento formale o sociale...
Orientamento sessuale:
Omosessuale, eterosessuale, lesbica, bisessuale, gay...
Identità di genere:
Maschio, Femmina, Transessuale, Ermafrodita, MtoF, FtoM...
Ognuna di questi modi di essere non può essere esclusivo perché tutte le persone sono diverse e sono libere; esiste una prevalenza del gruppo virile-femminile, eterosessuale, maschio-femmina ma tutte le altre possibilità sono reali e frequenti.
Le leggi e la società dovrebbero permettere a tutti di esprimersi liberamente senza opprimere, discriminare o peggio fare violenza su un tipo o un altro delle persone e dei gruppi sopra citati.
Omofobia:
“ La paura espressa dagli eterosessuali di stare in presenza di omosessuali, e l’avversione che le persone omosessuali hanno nei loro stessi confronti o dei loro simili”.
Paura Vergogna Imbarazzo Rabbia
Il vero problema di fondo che scavalca quello dell'omofobia mi piace chiamarlo il “femminile difettoso” perché è dalla discriminazione delle donne e del femminile che poi deriva ogni altra forma di violenza sulle persone Gblt.
Esistono anche altre forme di discriminazione grave, anche nelle classi sociali che una volta erano dette operaie o proletarie. La paura dell’immigrato che ruba la proprietà privata o il lavoro dell'operaio ad esempio è motivata dallo slittamento dell’interesse dal borghese come avversario, nella cosiddetta lotta di classe, a ruolo sociale invidiato, osannato e mitizzato. L’immigrato invece lo si può, a ruoli inversi, opprimere, così come la donna o l'omosessuale.
I motivi sociali che anche a Napoli stanno distruggendo quel tessuto sociale di solidarietà che rendeva famosi i lazzari e la gente dei vicoli è dovuto in parte alla mitizzazione del borghese, la cui imitazione impone limiti e discriminazioni sulla base del perbenismo, ma soprattutto a motivi sociali ed economici più vasti e sensibili.
La sconfitta dei sindacati in tutta Europa da quindici anni per il riflusso dell'economia, lo spostamento delle imprese nei paesi emergenti a basso o irrisorio costo del lavoro, ma anche privi di diritti umani per i medesimi; la paura della precarizzazione, del licenziamento o della cassa integrazione; la certezza del mercato nero per la maggior parte dei giovani; la camorra come fonte unica o alternativa di reddito per intere famiglie, spostano l’aggressività del ruolo sociale dell’operaio o del proletariato sulla base dei contrasti di genere, di etnia o di orientamento sessuale. La rudezza dello scontro sociale, la rabbia sociale, trasforma l’oppresso in oppressore: anche gli operai votano a destra e sono omofobi, xenofobi e misogini.
“ I maschi sono educati sin da piccoli a sognarsi guerrieri. Ma esercitano poi questo ruolo eroico per il resto della loro esistenza contro i figli, le donne, gli omosessuali, gli stranieri. Noi comunisti dobbiamo dire ai nostri compagni di lavoro a chiare lettere: poca gloria, guerrieri, a prendersela con chi è più debole di voi, perché non ve la pigliate con quello lassù che vi spreme e vi spenna: che c'è, è troppo forte? Avete fifa? Meglio il marocchino? ” Meglio l'omosessuale?
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Il 26 ottobre 2005 mi sono laureata in sociologia con una tesi di laurea che ha avuto come oggetto di studio il rapporto tra le nuove generazioni e l’omosessualità. In particolare la ricerca è stata svolta a Napoli e i soggetti intervistati sono stati ragazzi tra i 17 e i 19 anni che frequentano l’ultimo anno della scuola media superiore.
Premetto che dal momento che la ricerca è stata svolta per la tesi di laurea il campione analizzato non è molto vasto, quindi, i dati ottenuti non possono essere generalizzati all’intera popolazione giovanile napoletana.
Come ho precedentemente detto, quindi, lo scopo della ricerca era analizzare il rapporto tra i giovani napoletani e l’omosessualità, in particolare indagando gli atteggiamenti dei giovani verso l’omosessualità e le variabili che maggiormente influenzano tali atteggiamenti; la rappresentazione sociale che i giovani hanno dell’omosessualità; l’esistenza di relazioni amicali con omosessuali nella città dei giovani intervistati.
Lo strumento di rilevazione utilizzato è stato un questionario con domande chiuse a risposta multipla, domande aperte e due scale Likert una che ha rilevato la tolleranza dei giovani verso gli omosessuali e un’altra che ha rilevato il grado di accettazione dei giovani verso la tutela giuridica degli omosessuali.
Tale questionario è stato somministrato a 94 giovani. Di questi il 26,6% frequenta il liceo scientifico, il 31,9% il liceo classico e il 41,5% l’istituto tecnico commerciale.
La maggior parte dei soggetti intervistati è diciottenne, residente a Napoli e vive in famiglie nucleari di elevato livello socio-economico (53,5%) e di elevato background culturale (83,7%).
Da tale indagine è emerso che la maggior parte dei giovani considera la condizione omosessuale come normale (82,1%). Gli intervistati, inoltre, hanno un’elevata accettazione sia dell’omosessualità maschile sia di quella femminile (il 62,5% accetta l’omosessualità maschile e il 69,8% quella femminile) e la maggior parte di essi è molto favorevole alla promulgazione di una legge antidiscriminatoria che punisca coloro che discriminano gli omosessuali (64,1%). Inoltre sono molti i giovani che hanno stabilito relazioni di amicizia con persone omosessuali. È emerso, infatti, che quasi metà del campione frequenta persone omosessuali(il 20% frequenta una persona omosessuale e il 21,3% frequenta più persone omosessuali).
Nonostante questi dati evidenziano sicuramente una maggiore apertura dei giovani verso l’omosessualità non posso affermare che i giovani intervistati accettano a pieno la diversità sessuale, infatti, la maggior parte degli intervistati ritiene che gli omosessuali non si conformano ai ruoli di genere (59,1%) e vede gli omosessuali secondo stereotipi relativi ad alcune caratteristiche della personalità omosessuale(53,3%). Inoltre, meno della metà dei giovani è favorevole ad una legge che consenta agli omosessuali di sposarsi( 44,6%) e solo il 30% di loro è favorevole ad una legge che consenta agli omosessuali di adottare dei figli.
È emerso quindi in sintesi che anche se i giovani sono sicuramente più aperti verso l’omosessualità rispetto alle generazioni che le hanno precedute non mostrano comunque una piena accettazione verso la diversità sessuale.
Inoltre, in tale ricerca è emerso che variabili come il sesso, il tipo di scuola frequentata, la residenza e la frequentazione di persone omosessuali influenzano gli atteggiamenti dei giovani verso l’omosessualità.
Dall’incrocio, infatti, tra le suddette variabili e il punteggio della scala che ha rilevato la tolleranza degli intervistati verso gli omosessuali è emerso che le variabili che maggiormente influenzano quest’ultima sono il sesso, il tipo di scuola frequentata e la residenza.
È , infatti, emerso che i giovani che frequentano i licei sono più tolleranti di quelli che frequentano l’istituto tecnico commerciale, (il 63,6% dei giovani che frequenta il liceo classico è molto tollerante verso gli omosessuali contro un 33,3% dei giovani che frequentano il liceo scientifico e un 27,8% dei giovani che frequentano l’istituto tecnico commerciale) che le donne sono molto più tolleranti degli uomini,( infatti, il 45,2% delle donne si mostra molto tollerante verso gli omosessuali contro un 23,1% degli uomini) e che i residenti a Napoli sono molto più tolleranti dei residenti in provincia emerge, infatti, che il 40, 5% dei residenti a Napoli è molto tollerante verso gli omosessuali contro un solo 20,0% dei giovani residenti in provincia di Napoli.
Per quanto riguarda, invece, il grado di accettazione dei giovani rispetto alla tutela giuridica degli omosessuali è emerso che le variabili che maggiormente la influenzano sono il tipo di scuola frequentata e il sesso.
Abbiamo, infatti, che i giovani che frequentano i licei sono più favorevoli alla tutela giuridica degli omosessuali dei giovani che frequentano l’istituto tecnico commerciale (60,0% liceo classico, 53,8% liceo scientifico, 50,0% istituto tecnico commerciale) e che le donne sono molto più favorevoli degli uomini. (57,4% donne molto favorevole, 48,4% degli uomini).
In sintesi emerge, quindi, che i soggetti che mostrano una minor apertura e tolleranza verso gli omosessuali sono i maschi, i residenti in provincia di Napoli e i giovani che frequentano l’istituto tecnico commerciale.
Sarebbe, quindi, a mio avviso opportuno per ridurre l’omofobia nei piccoli comuni in provincia di Napoli sia avviare in queste zone ricerche su campioni più vasti che possono dare una visione più chiara del livello e della diffusione dell’omofobia in tali zone, sia per ridurre l’omofobia avviare nelle scuole progetti di sensibilizzazione sulle tematiche di orientamento sessuale magari dando vita a corsi di informazione e sensibilizzazione al rispetto delle identità sessuali rivolti sia agli studenti, sia agli insegnanti dal momento che ci sono stati casi, come nella ricerca svolta da C. Saraceno, in cui gli stessi insegnanti hanno manifestato atteggiamenti discriminatori verso gli alunni omosessuali.
Nella ricerca svolta da C. Saraceno nel 2003,infatti, il 5% degli uomini e il 2% delle donne ha dichiarato di essere stato deriso o escluso dagli insegnanti.
Personalmente ritengo che il progetto attuato dall’Arcigay a livello nazionale che prevedeva corsi di formazione per gli insegnanti (in cui i temi principalmente attuati sono stati: la definizione di linee guida per la prevenzione e la riduzione delle prepotenze verbali e fisiche verso le minoranze sessuali; l’integrazione di curriculum scolastici attraverso l’inclusione delle tematiche omosessuali nelle scienze, nella storia, nella letteratura, nel diritto e nell’educazione civica;l’erogazioni di informazioni e la facilitazione del dibattito attraverso la programmazione di rassegne di film, video educativi o la presenza di membri delle associazioni gay o di esperti in merito), sia stato un ottimo progetto e andrebbe attuato a mio avviso in tutte le scuole medie superiori e inferiori di Napoli e della provincia.
In tale indagine, però, non solo è emerso che i giovani maschi, i residenti in provincia di Napoli e quelli che frequentano l’istituto tecnico hanno un atteggiamento piuttosto negativo verso la diversità sessuale, ma è anche emerso che metà dei giovani ha una rappresentazione sociale negativa dell’omosessualità.
Le rappresentazioni sociali che i giovani hanno dell’omosessualità sono state analizzate mediante la tecnica delle associazioni libere, ovvero è stato chiesto ai giovani di riportare i primi cinque aggettivi e/o sostantivi che gli venivano in mente pensando alla parola omosessualità.
Dall’analisi interpretativa delle risposte date dai giovani è emerso che i giovani si dividono in due gruppi di uguale numerosità.
Uno è costituito da giovani che hanno una rappresentazione positiva dell’omosessualità. Sono cioè quei giovani che vedono gli omosessuali come persone normali, simpatiche, estroverse. Usano, infatti, termini come: “naturalezza”; “simpatici”; “aperti”; “normalità”.
L’altro gruppo è invece costituito dai giovani che hanno una rappresentazione negativa dell’omosessualità. Sono cioè quei giovani che vedono gli omosessuali come persone ambigue, diverse, promiscue, strane. Usano,infatti, termini come: “promiscuità”; “confusione”; “sporco”; “valore non cristiano”; “fastidio”.
Inoltre alcuni intervistati utilizzano spesso parole come:”prevenzione”; “preservativo”; “malattie”; “rischio”.
Sembra quindi che alcuni giovani ritengano che tra gli omosessuali siano più diffuse malattie sessualmente trasmissibili, mostrando una rappresentazione di tale gruppo come altamente a rischio. Emerge, quindi, che è ancora diffuso tra i giovani lo stereotipo che vede gli omosessuali come portatori di AIDS.
Osservando poi con maggiore attenzione le risposte date dai giovani intervistati emerge che sia i giovani che hanno una rappresentazione più positiva sia quelli che ne hanno una negativa utilizzano spessissimo parole come : “emarginazione”, “inaccettati”; “esclusi”; “discriminazione”; “persone sofferenti perché non vengono accettate”.
Sembra quindi che la maggior parte dei giovani abbia una rappresentazione degli omosessuali come di un gruppo socialmente emarginato.
È , quindi, emerso che non solo metà dei giovani intervistati ha una rappresentazione negativa dell’omosessualità e tende a vedere gli omosessuali secondo stereotipi negativi ma un dato a mio avviso interessante è che la maggior parte degli intervistati percepisce la società in cui vive come altamente discriminante verso la diversità sessuale. Sembra ,quindi, che percepiscono il contesto sociale in cui vivono come un contesto in cui sono ancora molto diffusi sentimenti di omofobia e intolleranza verso gli omosessuali.
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“Ho quasi 16 anni, sono gay, e decisamente furioso; a scuola, ogni giorno vengo pesantemente deriso, perché non rispecchio lo stereotipo del “macho”, a scuola più o meno una volta alla settimana, un tale, fiero della sua eterosessualità, con aria strafottente e sarcastica, si avvicina a me e con un odioso atteggiamento da bulletto mi chiede. “com’è prenderlo in culo?” “So che fai pompe al prof……..Deve essere per questo che sai i voti (Io non conosco nessun voto), (Io non faccio pompe a nessun prof.). E’ questo quello che sono costretto a sopportare 200 giorni l’anno, tranne nei fortunati giorni che sono a casa per motivi di salute.
omissis
Oggigiorno vivere un’adolescenza tranquilla, nonostante sia già stata abbastanza turbata dalla scoperta della propria sessualità, è ciò di più arduo che un teenager omosessuale e benestante (ci sono problemi peggiori) possa sperimentare grazie agli amici omofobi.
Ma la cosa più spaventosa, per non dire addirittura terrificante, è che non solo gli studenti sono ricolmi di idee retrograde, ma anche gli insegnanti perseguono le stesse ideologie perbeniste, e arrivano persino a mostrarle ai loro alunni che le assimilano quasi come se stessero imparando a tradurre greco. E’ vomitevole che la discriminazione a scuola, sempre incivile e gratuita, non sia punita dai docenti almeno con un basso voto in condotta (e sarebbe ancora poco). Io come studente omosessuale mi sento offeso e non tutelato nei diritti che la Costituzione “sancisce”
Questa lettera scritta al dottor Maurizio Palomba, psicologo e psicoterapeuta, counselor supervisor a Roma, il 22 luglio 2003, è un chiaro esempio, e nemmeno dei più gravi, della discriminazione omofobica che subiscono numerosissimi studenti gay e studentesse lesbiche e un esplicito atto d’accusa all’istituzione scolastica, incapace di assicurare al giovane la possibilità di esprimere liberamente la propria personalità e di educare alla comprensione e al rispetto della “diversità”.
La scuola vive, infatti, la contraddizione tra un’omosessualità sempre più visibile e perlomeno tollerata, se non accettata, e il dramma della discriminazione, purtroppo ancora in agguato.
Non è omofobia il solo insulto verbale, ma sono state osservate in ambito scolastico e ai danni di giovani gay, violenza emotiva, fisica, sessuale, intimidazioni e minacce. Tali atti costituiscono il fenomeno conosciuto come bullismo. Un fenomeno in crescita all’interno della scuola, fin dai primi anni di scolarizzazione, in particolare nei paesi industrializzati e nelle aree urbane. Secondo una recente ricerca il 40% degli adulti omosessuali, vittime di persecuzione a scuola negli anni dell’adolescenza, ha tentato il suicidio almeno una volta e ha più volte pensato di farsi del male. Dai risultati dell’indagine emerge che le prepotenze di natura verbale prevalgono nettamente rispetto a quelle di tipo fisico. Il 42% dei ragazzi afferma di essere stato preso in giro, il 30% circa ha subito delle offese, mentre il 23,4% dei soggetti ha segnalato di aver subito calunnie.
Per quanto riguarda le violenze di tipo psicologico, il 23,4% denuncia l’isolamento di cui è stato oggetto. Infine, l’11% circa dichiara di essere stato minacciato. Le prepotenze di natura fisica risultano essere più frequenti tra i ragazzi, mentre tra le ragazze e tra i più giovani prevalgono episodi di tipo verbale. Il 22,1% dei ragazzi sotto i 14 anni contro il 16% e il 14% rispettivamente dei ragazzi di 15 e 16 anni e con oltre 16 anni dichiara di aver subito atti di bullismo.
All’interno della scuola gli episodi di violenza e sopraffazione avvengono soprattutto in aula (27%) e a seguire nei corridoi (14%) o nel cortile (16%). Inoltre, il 20% del campione denuncia di essere stato vittima al di fuori delle zone scolastiche, cioè in strada, in piazza, in corriera e al bar.
Il bullo si trova nella maggior parte dei casi nella stessa classe della vittima (30%), oppure è un suo coetaneo (12,2%, ma è frequente (21,4%) che il prepotente non si trovi all’interno della stessa scuola.
Derisione, offese verbali, prepotenze, vera e propria violenza fisica, gesti sistematici, in una parola bullismo, che si possono trasformare in un incubo e provocare seri danni a adolescenti gay e lesbiche.
Gli episodi di bullismo sono diffusi e in aumento, specialmente tra i maschi, come dimostrano i dati di una ricerca effettuata nel 2002, secondo cui un adolescente su tre rispondeva affermativamente alla domanda “Si verificano minacce o atti di prepotenza da parte dei compagni nella tua scuola”? Dal 33,5% del 2002 si sale al 35,4% del 2004. Solo il 36% dei maschi tra i 12 e i 18 anni dice di non aver mai picchiato o minacciato qualcuno, quota che arriva al 70% per le femmine, mentre il 23% dei ragazzi confessa di aver fatto entrambe le cose.
Il 20% dei giovanissimi omosessuali è accettato dai propri compagni e dalla scuola e nell’80% dei casi soltanto sopportati.
Contro la paura, l’odio, l’intolleranza o il disagio nei confronti delle persone omosessuali il giovane non trova nella maggior parte dei casi aiuto nella famiglia, che spesso non sa nulla, perché pensa che sia un problema che non la riguarda, non trova aiuto nella scuola, perché la maggioranza degli insegnanti avallano e perpetuano i pregiudizi, come espresso nella lettera al dott. Palomba o sono indifferenti alle problematiche relazionali dei propri allievi, in ogni caso impreparati ad affrontare l’argomento della sessualità, che pure tanto interesse suscita nei giovanissimi e sovente preferiscono ignorare episodi sia pur lievi di bullismo omofobico.
Ma come si comporta un ragazzo omosessuale in una situazione scolastica omofobica ?
Secondo un’aggiornata ricerca dell’Università degli Studi di Bologna, l’allievo gay può decidere di autoescludersi per la paura dell’esclusione da parte dei compagni o per la paura di subire discriminazioni. Nel caso in cui il giovanissimo sceglie di non rivelarsi, pur di rimanere nel gruppo ed esserne parte, probabilmente segue una delle seguenti strade:
1) assume atteggiamenti d’emulazione, manifestando interesse per le
ragazze e quindi si comporta come se fosse eterosessuale.
2) assume un atteggiamento neutro – non si dichiara e non si esprime in nessun modo- e per questo viene percepito come se fosse asessuato oppure molto “riservato”.
3) assume atteggiamenti di emulazione dei comportamenti omofobici degli altri membri del gruppo ed esprime disapprovazione dell’omosessualità degli altri.
In un quadro del genere il ragazzo si trova a vivere represso, negato, “obbligato” ad assumere un “falso sé”, con tutte le conseguenze che si possono immaginare a livello di autostima e di rapporto con se stesso e con gli altri e, così facendo prende le distanze dalla propria omosessualità.
Nella scuola, dunque, al diffuso fenomeno di condanna ed esclusione delle ragazze e dei ragazzi che faticosamente scoprono la propria omosessualità, non corrisponde un intervento appropriato che ristabilisca un’atmosfera di crescita ed equilibrio. Il diritto ad una serena formazione della propria personalità è ancora oggi negato agli adolescenti delle scuole italiane, che quasi mai ricevono una risposta positiva all’orientamento omosessuale.
L’ambiente scolastico, sia nell’ambito propriamente didattico, sia in quello delle relazioni interpersonali tra adolescenti, è frequentemente il luogo in cui sono attuate pratiche razziste o discriminatorie e in cui i giovani talvolta sono sottoposti ad interventi di “rieducazione” che colpevolizzano e traumatizzano.
Nella maggior parte delle scuole italiane migliaia di studenti omosessuali non esprimono la propria personalità più profonda, anzi sovente la nascondono o la camuffano per evitare la riprovazione e l’esclusione sociali, crescendo in questo modo convinti di essere gli unici al mondo e quindi disperatamente soli. I progetti di prevenzione del disagio adolescenziale malgrado ciò concernono raramente l’argomento dell’orientamento sessuale.
Già nel 1993 il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione affermava in un documento sui diritti degli studenti che “è essenziale che l’allievo sia concretamente riconosciuto come soggetto attivo di diritti e, a tal fine, sono determinanti gli atteggiamenti e i comportamenti degli adulti: l’esempio e la testimonianza non riguardano solo la pratica osservanza delle norme, ma anche la riflessione intorno al valore che esse rappresentano in senso generale e specifico per la vita dei cittadini, anche la presenza di “diversi” e di appartenenti a minoranze etniche e religiose può essere occasione preziosa per lo sviluppo di consapevolezze e di atteggiamenti civili alla generalità degli allievi”.
Lo “Statuto delle studentesse e degli studenti”del giugno 1998 ha ribadito che “lo studente ha diritto ad una formazione culturale e professionale qualificata che rispetti e valorizzi l’identità di ciascuno e sia aperta alla pluralità delle idee”
Le istituzioni educative tuttavia faticano a mettere in pratica l’obiettivo di una maggiore integrazione degli/delle adolescenti omosessuali, attraverso interventi di sensibilizzazione sulla pluralità culturale e di promozione del rispetto e della non violenza. Così nelle scuole del nostro Paese centinaia di migliaia di adolescenti lesbiche e gay rischiano di essere oggetto di un’opera di demolizione della loro identità, di diminuzione dell’autostima, di stigmatizzazione come portatori di un disordine morale oggettivo, di una condizione anomala fondata sull’assenza di verità di giustizia o addirittura di uno stato patologico, nonostante l’omosessualità sia stata cancellata dall’elenco delle patologie oltre un quarto di secolo fa e riconosciuta come una variante naturale del comportamento umano.
Un intervento educativo che fornisca strumenti concettuali ed operativi per la progettazione nelle scuole di percorsi di educazione sulla questione omosessuale non riguarda solo gli studenti omosessuali, ma può rivestire una più ampia funzione di valorizzazione dell’integrazione, della dimensione relazionale e del rispetto delle diversità e della pluralità culturali. La promozione dello sviluppo di consapevolezze e di atteggiamenti civili nei confronti delle diversità culturali o d’identità, da parte della generalità degli studenti rappresenta un obiettivo in sé, oltre a costituire il necessario sostegno ad una reale integrazione e ad un armonico sviluppo della personalità delle studentesse e degli studenti omosessuali come soggetti attivi di diritti, all’interno della comunità scolastica, da qui la necessità di un serio e articolato intervento culturale e sociale, di cui la formazione di insegnanti, educatori e operatori rappresenta un nodo essenziale.
Il “territorio” scolastico è tradizionalmente lo spazio migliore per un’efficace azione di prevenzione del disagio adolescenziale, poiché in esso agiscono i tre sistemi di riferimento per il bambino e l’adolescente: il gruppo dei pari, gli insegnanti e i genitori.
Lezioni di educazione sessuale rappresentano eccezioni e sperimentazioni, in percentuale del 7,5% nelle scuole medie e del 6,6% nelle superiori.
La legge 162/90 affida alle scuole di ogni ordine e grado il compito di prevenzione dei fenomeni di disagio e di devianza minorile. Grazie a questa legge sono nati negli anni ’90, ad esempio, i “centri d’informazione e consulenza” per le scuole superiori e contemporaneamente, sia nelle singole scuole, sia negli organi preposti all’amministrazione scolastica si è costituita una rete di referenti con il compito di promuovere, organizzare e coordinare quelle attività che vanno sotto il nome d’educazione alla salute, nell’ambito della quale sono affrontati i problemi concernenti il benessere psicofisico dell’alunno, per poter combattere il disagio giovanile nei suoi vari aspetti.
Corsi d’educazione sessuale e alla sessualità potrebbero contrastare fenomeni di omofobia e dal 1975 ad oggi varie proposte di legge in tale ambito sono state avanzate. Da ultimo, nel 1998, l’allora ministro della pubblica istruzione Giovanni Berlinguer assicurava l’introduzione dell’educazione sessuale negli istituti d’istruzione: “Lo scopo è quello di far acquisire ai ragazzi criteri di giudizio che favoriscano comportamenti rispettosi di sé e degli altri, partendo da un’informazione scientifica. La relazione mente-corpo, conoscenza-affettività va fatta entrare nell’attività della scuola, che finora ha delegato tutto alle famiglie e alla società”.
In realtà, una legge che introduca l’educazione sessuale e alla sessualità come disciplina obbligatoria, almeno nelle scuole superiori, non è stata ancora emanata. Il ministero dell’istruzione, in effetti, appoggia finanziariamente i singoli istituti che organizzano corsi d’educazione sessuale e alla sessualità, i quali inviano ai rispettivi Centri di Servizi Amministrativi (ex Provveditorati agli Studi) i loro progetti, valutati successivamente da un’apposita commissione. Le proposte considerate valide ricevono un finanziamento, erogato dalla Presidenza del Consiglio.
La soluzione al problema del disagio di studenti e studentesse causato dall’omofobia è complessa e richiederebbe la collaborazione di docenti, educatori, professionisti e genitori. Gli operatori di salute mentale, quali psicologi e psichiatri, sono sovente condizionati dall’omofobia, dal pregiudizio e dall’intolleranza, rendendo ardui gli sforzi di prevenzione del disagio, che devono in verità includere la capacità di trattare temi come l’omosessualità, dove la stessa sessualità rappresenta ancora un problema, per questo gli operatori dovrebbero essere istruiti e formati appositamente.
Servizi di sanità pubblica come l’ex USL 8 di Arezzo, associazioni come Arcigay e Agedo, talvolta sostenuti dagli enti locali, hanno svolto attività informativa e preventiva, tra l’altro nell’ambito delle discriminazioni causate dall’orientamento sessuale, organizzando incontri negli istituti scolastici, producendo opuscoli informativi, proiettando video o film sul tema con successivo dibattito tra gli allievi.
La scuola dovrebbe sostanzialmente fornire strumenti utili all’autorealizzazione delle persone, senza proporre modelli precostituiti, favorendo fattori importanti per la crescita sociale del giovane quali: consapevolezza di sé, autonomia di giudizio, rispetto di sé e degli altri, atteggiamenti positivi verso la sessualità, una conoscenza più approfondita della sessualità come dimensione biologica, consapevolezza della determinazione culturale dei ruoli e una considerazione della sessualità come fatto relazionale, ludico e riproduttivo.
Se l’istituzione scolastica riuscisse realmente a contribuire alla formazione del giovane come persona adulta, ad insegnare il valore del confronto con l’Altro, a non aver paura e quindi a non essere intollerante verso il “diverso”, il problema del bullismo e del bullismo di matrice omofobica in particolare assumerebbe dimensioni di minore gravità. Gli unici operatori scolastici che nei programmi della propria disciplina inseriscono e trattano argomenti attinenti all’educazione sessuale e alla sessualità sono i docenti di religione, i quali, fermo restando il rispetto della pluralità delle opinioni, ne propongono una visione tradizionale, lasciando a pochi docenti idealisti il compito di svolgere una funzione educativa e formativa ad ampie vedute, spesso nell’indifferenza, se non talvolta nell’ostilità di colleghi e genitori.
Fausto Tucci,
Docente presso l'Ist. Tecnico Nautico "Nino Bixio" di Piano di Sorrento (NA),
Coordinatore Commissione Scuola Arcigay Napoli