Dal sito dell'ANSA, l'intervento della nostra responsabile legale, Avv. Mara Biancamano:
In sintesi:
In Italia circa 400.000/430.000 lavoratori agricoli operano sotto il rischio di ingaggio irregolare e sotto caporale, secondo un rapporto Agromafie e Caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto/Flai-Cgil. Tanti di questi lavoratori, stagionali o annuali, sono cittadini stranieri per lo più irregolari, che vivono nei ghetti, nelle baraccopoli, senza acqua né elettricità, in condizioni igienico sanitarie precarie.
Questi lavoratori costituiscono, soprattutto gli irregolari, un bacino di approvvigionamento di caporalato e mafie, che li riducono in schiavitù, con paghe irrisorie e condizioni di vita disumane. Condizioni di vita che, soprattutto in questo momento di emergenza sanitaria, non garantisce alcuna sicurezza ma, anzi, rischia di diventare una bomba epidemica pronta a scoppiare da un momento all'altro. Di queste ore sono le notizie drammatiche provenienti da Roma, dove un ghetto di circa 450 stranieri irregolari è focolaio di epidemia da corona virus.
Non si può rimanere impassibili di fronte a tale situazione drammatica. Occorre premere sul Governo affinché prenda in considerazione la situazione legale di queste persone che sono ricchezza per il Paese e per l'economia, visto che sono loro la forza lavoro del comparto agroalimentare. Bisogna tirarli fuori dalla condizione di marginalità e invisibilità, con la concessione di un permesso di soggiorno.
La base giuridica da cui partire è nel decreto Sicurezza 113/18 dell’ex ministro Salvini, convertito in legge nel dicembre 2018. L’articolo 20-bis prevede il permesso di soggiorno per calamità: “quando il Paese verso il quale lo straniero dovrebbe fare ritorno versa in una situazione di contingente ed eccezionale calamità che non consente il rientro e la permanenza in condizioni di sicurezza, il questore rilascia un permesso di soggiorno per calamità”.
E la pandemia è una calamità. Non solo gli stranieri senza permesso di soggiorno non possono rientrare nei loro paesi (c’è anche un precedente con la gestione Ebola, che consenti di riconoscere il diritto alla protezione umanitaria a tanti richiedenti asilo provenienti da Paesi con focolaio di ebola) ma l’Italia stessa ha difficoltà a rimpatriarli (già normalmente, figuriamoci adesso in piena emergenza).
Il permesso dura sei mesi e si può lavorare ma non è convertibile in permesso di soggiorno per lavoro. Occorre partire da tale base per arrivare ad una durata maggiore del permesso di soggiorno, minimo un anno, e che possa essere convertito. Il permesso di soggiorno è l'unica strada che consente a questi preziosi ma invisibili lavoratori di aprire a tutto il novero dei diritti costituzionalmente garantiti, tra cui il diritto alla salute loro e di tutti i cittadini.
Avv. Mara Biancamano
Responsabile legale Antinoo Arcigay Napoli
Sportello Migra_Antinoo - Migranti LGBT